1. Conseguenze della scadenza del termine quinquennale previsto per l’emanazione del decreto di esproprio
2. L’inutilizzabilità dell’accessione invertita
3. L’occupazione illegittima va sanata dall’amministrazione che l’ha posta in essere
4. All’amministrazione che abbia occupato illegittimamente spetta la doverosa valutazione tra l’acquisizione del bene e la sua restituzione
5. Il criterio di liquidazione del danno da occupazione illegittima della p.A..
1. La scadenza del termine quinquennale previsto dall’art. 13 del DPR n. 327/2001, entro il quale può essere emanato il decreto di esproprio, determina l’inefficacia della dichiarazione di pubblica utilità, con conseguente illegittimità della occupazione del suolo disposta in via di urgenza. Si determina, così, un illecito permanente, che impedisce finanche il maturarsi della prescrizione del diritto al risarcimento del danno da parte del proprietario e senza alcuna traslazione della proprietà in capo all’ente pubblico.
2. L’istituto di creazione pretoria della c.d. accessione invertita deve ritenersi definitivamente espunto dal nostro ordinamento, con la conseguenza che, scaduta la dichiarazione di p.u., ove la p.A. non abbia emesso il decreto di espropriazione, l’occupazione diviene sine titulo e dà luogo ad un illecito permanente.
3. A fronte di una occupazione divenuta illegittima, l’Amministrazione ha l’obbligo di sanare la situazione di illecito venutasi a creare, attraverso la restituzione del terreno (previa riduzione dello stesso in pristino e corresponsione del risarcimento del danno per il periodo di illegittima occupazione) ovvero tramite l’emanazione di un decreto di acquisizione sanante ex art. 42 bis del DPR 327/2001, con corresponsione del relativo risarcimento secondo i paramenti ivi disciplinati, applicabile anche alle situazioni pregresse.
4. Secondo i principi enucleati dall’Adunanza Plenaria nelle sentenze n. 2 e 4 del 2020,
la fattispecie di cui all’art. 42-bis è delineata in termini di potere-dovere. Ciò non implica che l’Amministrazione debba necessariamente procedere all’acquisizione del bene, ma impone che essa eserciti doverosamente il potere di valutare se apprendere il bene definitivamente o restituirlo al soggetto privato, secondo una concezione di potere-dovere, o doverosità di certe funzioni, che è nota da tempo nel tessuto del diritto amministrativo e che discende dai noti principi di imparzialità e buon andamento della P.A.
5. In ipotesi di occupazione divenuta illegittima, al privato proprietario spetta (oltre alla restituzione del bene, salvo l’esercizio del potere ex art. 42/bis del DPR n. 327/2001), il risarcimento del danno causato dall’illegittima detenzione delle aree da parte del Comune. Tale voce di pregiudizio può essere calcolata, per il periodo intercorrente tra la data dell’occupazione sine titulo e quella di regolarizzazione della fattispecie, facendo applicazione, in via equitativa, dei criteri risarcitori dettati dall’art. 42-bis del T.U. espropriazione, e dunque in una somma pari al 5% annuo del valore del terreno in tale periodo, oltre rivalutazione e interessi legali. Tale quantificazione del danno da occupazione illegittima resterà assorbita nella liquidazione dello stesso ad opera dell’atto di acquisizione, ove l’Amministrazione opti per l’applicazione dell’istituto di cui all’art. 42/bis del DPR n. 327/2001.
Sentenza 1708 – 2021 (qui)
Pinacoteca Città Metropolitana “Corrado Giaquinto”